Aumentare il seno di qualche taglia o di pochi centimetri per vivere meglio la propria femminilità, infatti, è uno dei desideri che sempre più donne hanno deciso di realizzare: dagli anni sessanta, da quando sono stati eseguiti i primi interventi, ad oggi, in due milioni hanno chiesto aiuto al chirurgo plastico per perfezionare il proprio seno. Le donne decidono di sottoporsi ad un intervento chirurgico di mastoplastica additiva per varie ragioni personali:
- Rimodellare il seno;
- Ingrandire il seno;
- Ripristinare l’aspetto del seno dopo un evento significativo della propria vita come la gravidanza;
- Equilibrare una differenza nella forma o nelle dimensioni del seno.
Poiché ogni donna è diversa dall’altra ed ha desideri ed esigenze diverse, oggi è disponibile un’ampia gamma di protesi mammarie.
La medicina ha fatto molti passi avanti e le protesi in silicone utilizzate abitualmente, sono diventate più affidabili e sicure: l’involucro è diventato più robusto ed il contenuto in gel più coeso, in modo da evitare infiltrazioni nei tessuti in caso di rottura.
Anche la forma è migliorata, per cui è possibile scegliere tra protesi rotonde ed anatomiche a diversa proiezione, larghezza ed altezza, a seconda delle effettive esigenze del paziente, con risultati sempre più naturali e sicuri dal punto di vista oncologico ed immunitario.
Nel caso delle protesi anatomiche, la forma è leggermente ovoidale con una graduale sfumatura del volume nella parte superiore; questa forma, simile a quella del seno naturale, consente di ottenere risultati molto personalizzati e di evitare un eccessivo riempimento del polo superiore della mammella garantendo però la giusta proiezione del seno della parte inferiore. La scelta dell’impianto non avviene in modo empirico, ma si basa su accuarate misurazioni del seno e del torace e sulla valutazione quantitativa dei desideri della paziente. Le incisioni per l’inserimento dell’impianto si possono praticare in tre sedi e la scelta varia a seconda dei casi:
- Inframammaria: l’incisione viene praticata lungo la piega sotto il seno. Questa incisione è il metodo più ampiamente usato;
- Periareolare: prevede in’incisione situata lungo il bordo dell’areola;
- Transascellare: l’incisione viene fatta sotto l’ascella.
Ognuna di esse può essere valida ed il tipo d’incisione viene deciso durante la visita preoperatoria in base alla tecnica necessaria, al tipo di protesi ed alle esigenze della paziente. Un solo problema resta irrisolto: la contrattura capsulare che interessa circa il 10-15% dei casi operati. Normalmente, l’organismo reagisce all’inserimento delle protesi formando una sorta di guscio di tessuto fibroso molto sottile ed elastico, che isola l’impianto e non altera il risultato estetico in fatto di posizione e morbidezza del seno operato. In alcuni casi, per motivi difficilmente prevedibili, la “capsula” diventa rigida, costringendo spesso la paziente a sottoporsi ad ulteriori interventi di revisione, senza la garanzia di risolvere il problema. Per questo motivo, si è creata un’alternativa che permettesse di dare maggiori garanzie di risultato alle pazienti che chiedono un’intervento di mastoplastica additiva.
Questa alternativa la si trova nelle protesi rivestite in schiuma di poliuretano. Il materiale è utilizzato dai primi anni ottanta soprattutto per interventi di tipo ricostruttivo, mentre sta iniziando a diffondersi solo adesso in Italia per interventi che hanno lo scopo di aumentare il volume del seno. Si riducono dunque drasticamente i casi di contrattura capsulare (dal 10%-15% allo 0.3%).
Non solo, è garantita una maggiore stabilità di posizione una volta inserite ed un miglior risultato estetico, sia nell’immediato, sia a lungo termine. I vantaggi invece restano inalterati: la cicatrice e le modalità d’inserimento sono identiche, cosi come la sicurezza dal punto di vista oncologico, ampiamente dimostrata da risultati scientifici.
Tra questi spiccano gli studi condotti dalla Food and Drug Administration americana (FdA), i quali affermano che non c’è attualmente alcuna evidenza medica che dimostri, che le donne portatrici di protesi mammarie siano esposte ad un rischio aumentato di tumore al seno. Per queste caratteristiche le protesi rivestite in schiuma di poliuretano sono la prima scelta nei casi di interventi volti a risolvere contratture capsulari importanti a seguito di impianti di protesi in silicone e possono anche essere d’aiuto per correggere i casi di dislocazioni protesiche. L’intervento viene eseguito in anestesia locale in day surgery o in anestesia generale con una degenza di una notte. Sono poi consigliati 7 giorni di riposo e l’utilizzo di un reggiseno contenitivo da indossare un mese giorno e notte per stabilizzare il risultato. La paziente può continuare ad eseguire negli anni successivi, i controlli routinari per lo screening dei tumori.
