
La chirurgia plastica, specialità che ha come scopo il forgiare, modellare, cambiare le forme, è connessa indissolubilmente con lo studio dell’arte. Secondo il pensiero greco, i canoni classici della bellezza si basano su un rapporto geometrico e numerico che esprime l’armonia delle forme ricorrente costantemente in natura e che rimanda a quel desiderio di armonia, di bellezza e di felicità insiti in ogni uomo.
Questi concetti negli ultimi anni sono diventati ideali di riferimento di una società votata alla ricerca di un modello di perfezione difficilmente raggiungibile, che spesso non si conforma alle reali potenzialità dell’individuo.
È importante in questo ambito tentare di stabilire come il soggetto da trattare si veda, ovvero se egli abbia di se stesso una percezione reale o falsa (differenza fra sé reale e sé ideale). Le modificazioni che apportiamo nella nostra chirurgia correttiva, hanno ripercussioni rilevanti nella emotività e nello stato mentale e psichico.
Pertanto il concetto di bello è un riferimento prestampato nel nostro percepire, quasi un modello ancestrale secondo il quale le immagini di volta in volta presentateci vengono elaborate e valutate. Il bello presuppone un soggetto che lo percepisca, lo riconosca, lo apprezzi. Il problema fondamentale è, ancora una volta, quello d’obiettivare in qualche modo la bellezza secondo parametri codificati.
Ciascuno di noi dunque “giudica” gli altri dall’aspetto del volto, specialmente al primo approccio. Gli stereotipi delle caratteristiche legate all’aspetto del volto sono molto influenzati a partire dall’infanzia mediante show televisivi, film ed immagini al computer.
L’attrazione fisica è associata a caratteristiche socialmente desiderabili, così come un aspetto non attraente è associato a caratteristiche indesiderabili. L’attrazione nella sua complessità è chiaramente attinente ai problemi delle disarmonie del volto e del corpo; volti e corpi non proporzionati non sono attraenti e soggetti non attraenti hanno problemi sociali.
Cosa rende un volto ed un corpo attraente? In generale, sono considerati più attraenti visi e corpi simmetrici, profili lineari con proporzioni che si avvicinano più alla media della popolazione.
I pazienti con disarmonie del volto e del corpo, per definizione, presentano una deviazione delle proporzioni normali tale da determinare una reazione da parte di chi li osserva.
Un concetto importante è che la linea di confine tra l’accettabilità e la non accettabilità non può essere determinata mediante le sole caratteristiche fisiche. L’influenza psicosociale gioca sul paziente un ruolo d’uguale o maggiore importanza per quanto riguarda la propria accettazione.
Pertanto la ragione più importante per la quale i pazienti richiedono interventi di chirurgia plastica, è quella di superare le limitazioni sociali derivanti da un aspetto anomalo del corpo e dunque di migliorare il loro aspetto. Però la continua ricerca del raggiungimento di un ideale utopico, portata all’estremo conduce spesso i pazienti ad un disturbo che prende il nome di dismorfofobia.
Ciò significa che oggi nella cosiddetta società dell’immagine la vera paura è “delle forme brutte”.
Partendo da queste considerazioni è chiaro l’indissolubile rapporto tra cambiamento morfologico, concetto del bello e psiche.
Spesso sia i giovani, sia le persone mature si trovano a dover affrontare problematiche che riguardano il proprio modo di rapportarsi a se ed agli altri, rincorrendo ideali astratti di perfezione con il risultato di non riuscire a raggiungere gli obiettivi desiderati e di sentirsi ancor più frustrati ed insicuri.
Ma il messaggio martellante influenza anche i più equilibrati: gli stereotipi attuali della bellezza, gli archetipi dominanti e continuamente rivisitati, le moderne icone, condizionano il giudizio, la percezione estetica di se stessi e degli altri e persino l’autostima. Certamente i costi, le motivazioni culturali e alcuni grotteschi risultati fanno desistere dal sottoporsi ad interventi di chirurgia estetica, ma i dati sono chiari ed eloquenti: il numero di interventi di chirurgia plastica con finalità estetiche è in forte costante aumento. Molti di questi condividono la richiesta di fondo di adeguare i propri tratti somatici, le caratteristiche fisiche a canoni standard. In generale, o per meglio dire gli interventi meno riusciti e quindi più evidenti, tendono a proporre ed a raggiungere un’omologazione di sembianze ed attitudini fisiche, femminili ma anche maschili, che sovvertono la genetica e l’etnia, supportati dalla tendenza estetica più accreditata dai messaggi pubblicitari provenienti sempre più spesso dal mondo dello spettacolo e dell’immagine in senso lato.
Oggi il chirurgo plastico dunque non deve vestire solamente i panni del tecnico che agisce sulle imperfezioni migliorandole, ma anche di uno psicologo che cerca di capire quando e se è indispensabile un intervento o quando invece è utile proporre soluzioni meno invasive.
Inoltre è fondamentale spiegare al paziente che la chirurgia plastica non va alla ricerca della bellezza, la perfezione non esiste e sicuramente non è sinonimo di bellezza.
Un serio professionista deve riconoscere le caratteristiche anatomiche del paziente e tendere a voler ottenere un risultato armonico, tentare di raggiungere i canoni di perfezione classici significherebbe creare dei cloni.
In alcuni casi il chirurgo deve saper dire di no, aiutando il paziente a capire che esiste un confine tra miglioramento ed omologazione e consigliandogli di imparare a vivere con le imperfezioni, o meglio renderle punti di forza, come hanno fatto molti personaggi dello spettacolo, perché un volto ed un corpo non devono perdere di significato, d’ attrattiva e di personalità.
I tempi in cui il chirurgo plastico creava cloni, volti con nasi tutti uguali, labbra sproporzionatamente voluminose e seni extralarge, finalmente sono passati.
In questo momento la moda è “non essere alla moda” e la parola chiave è “naturalezza”, ciò dunque ci porta alla ricerca delle proporzioni e non dell’esagerazione, del risultato che affascina e che non viene definito finto”.
Un buon chirurgo plastico deve avere senso estetico e soprattutto buon senso, perché non sempre c’è un indicazione precisa e spesso ci sono persone che chiedono cose per cui, eticamente un vero professionista deve dire di no. Ad esempio se il risultato richiesto non è raggiungibile è eticamente corretto rifiutarsi, a volte il difetto è talmente piccolo che un intervento potrebbe causare risultati che potrebbero addirittura peggiorare e scontentare il paziente stesso.
Questi sono fattori da valutare, perché piccoli ritocchi o trattamenti non traumatici di tipo ambulatoriali e veloci, possono senza stravolgere un volto o un corpo, rendendolo più fresco e giovanile soddisfacendo e gratificando la paziente che si trova inoltre ad affrontare una spesa minima.
In questi casi il chirurgo plastico deve essere, oltre che qualificato professionalmente, uno psicologo, un interlocutore che sappia ascoltare, interpretare, capire e parlare al paziente spiegando che le varie tecniche, applicabili con interventi personalizzati, sono finalizzate al modellamento di un aspetto che risulti proporzionato, armonico, che corrisponda al concetto di estetica media e che soddisfi il paziente stesso donando per quanto possibile la percezione di benessere interiore e verso gli altri.
Inoltre il chirurgo plastico ha l’obbligo di dire sempre la verità, deve saper orientare, dare chiarimenti sin dalla prima visita, saper spiegare che ci sono dei limiti, che non è possibile fare miracoli e che non sempre questo tipo di chirurgia risolve problemi emotivi e/o professionali, pur se dopo un intervento ben riuscito il paziente acquista più sicurezza e migliora l’autostima.
È molto importante inoltre, che il paziente sia cosciente del fatto che la chirurgia plastica non è un trattamento di bellezza ma un procedimento chirurgico vero e proprio con tutti i rischi di un intervento chirurgico, per cui è indispensabile che il paziente sia ben studiato da un punto di vista ematologico e strumentale (esami del sangue, elettrocardiogramma, rx torace etc…)
È dunque compito del chirurgo plastico esporre tutte le possibili tecniche chirurgiche ed orientare il paziente su quella più indicata per lui/lei e se è il caso deve anche saper dire di no per quegli interventi che non coniugano la richiesta del paziente con l’armonia del proprio corpo.
Dunque il motto attuale è “ corpo perfetto, ringiovanire, essere belli”
Questi sono i desideri comuni di tutti gli esseri viventi, ma quello che la maggior parte delle persone non sa è che per raggiungere questi obiettivi o ritardare l’invecchiamento è importante fare attenzione e non approcciarsi a questo tipo di chirurgia con atteggiamento semplicistico.